23 ottobre 2010

Film | "Live! - Ascolti record al primo colpo". La mia recensione

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La trama del film è tanto semplice quanto sconvolgente, allucinante per molti aspetti: Katy (interpretata da una spietata Eva Mendes) è la dirigente di una rete tv sulla via della decadenza che decide di puntare su uno show che riporterà la rete agli antichi fasti. Lo show in realtà è qualcosa di impensabile per molti, folle e macabro ma è l'unica strada per riportare in auge la rete e dare all'affamato pubblico quello che vuole: una roulette russa in diretta. Chi rimarrà in vita vincerà 5 milioni di dollari, chi non sarà così fortunato non riceverà nulla.
Ma è proprio questo ciò che vuole il pubblico? La risposta è senza dubbio sì. Lo show parte alla grande e fa registrare subito ascolti record ma la vita non è fatta solo di audience e una volta spente le telecamere Katy dovrà fare i conti con la situazione reality.

E la realtà può superare il reality.

Sì, perché la domanda che mi pongo dopo aver guardato questo film è: ma arriveremo veramente un giorno a tutto ciò? Arriveremo ad uno spettacolo del genere? Oppure ci siamo già arrivati?

Il reality rappresenta ancora la realtà oppure è la realtà ad esser diventata reality? Questo mi viene da domandarmi, perché ormai è questo ciò che la gente vuole, ciò che la gente guarda. Ciò che ci offrono i TG.
Quello che accade sono quindi TG con notizie confezionate ad hoc per impressionare il pubblico, per trasformare la realtà in reality show, in un macabro spettacolo che non si ferma dinanzi a nulla. Quando le cose vanno bene nessuno ha di cui lamentarsi, minatori tratti in salvo in diretta oppure aggiornamenti in tempo reali per un vulcano che paralizza l'Europa. Ma il pubblico vuole veramente questo? Mah... A giudicare dai risultati si direbbe di no.

Alcuni TG italiani hanno praticamente ignorato uno degli eventi più seguiti più importanti dell'anno (notizia), probabilmente l'impossibilità di mandare telecamere proprie ad intervistare i minatori appena usciti ha fatto sì che si ignorasse l'evento. Era molto meglio sollecitare un povero inviato ad immischiarsi alla bolgia in mezzo al campo quando già più volte gli era stato negato l'ingresso; qui le immagini erano in esclusiva e quindi bisognava approfittarne il più possibile con ogni squallido stratagemma. Chi invece ha dedicato 5 secondi alla notizia dei minatori l'ha fatto nel modo più becero possibile, trasformando una tragedia sfiorata e una grande dimostrazione di autocontrollo (cosa che ormai più nessuno conosce) in uno dei modi più bassi per auto promuovere i programmi della propria rete (notizia).

Quello che invece la tv vuole offrire è lo spettacolo della realtà quando la realtà non ha niente di spettacolare. I fatti di cronaca vengono allora descritti con una precisione chirurgica, con una dovizia di particolari così precisa da faticare a trattenere il cibo in bocca mentre si pranza o cena.

Quale pubblico può chiedere una cosa del genere? Davvero siamo arrivati a questi livelli?
L'annuncio della morte in diretta è la ciliegina sulla torta, perché mancava, non era mai stato fatto, la trasmissione è quello che è, si sa, e l'occasione è troppo ghiotta per chiudere la porta del disgusto e aprire quella della dignità, del dolore di una madre che davanti ad una nazione intera viene a conoscenza della cosa peggiore che una madre possa chiedere.

I social network ci hanno insegnato a condividere tutto, i reality show ci hanno insegnato che non esiste privacy ma verso quale porto sta andando la nave? La nostra vita diventerà davvero spettacolo (per gli altri) un giorno? Condivideremo i momenti migliori ma soprattutto quelli peggiori con il mondo anche quando non vorremmo?

Quando scopriremo che la macchina appena schiantata contro un albero tra le lamiere accartocciate contiene e resti ormai esanimi della nostra amata o del nostro amato saremo pronti a condividere la notizia, il video sul primo social network? Vorremmo essere ripresi da una telecamera mentre disperati chiamiamo tutti i servizi possibili, mentre in ospedale ci aspetta il compito di riconoscere chi ci è più caro disteso in un letto senza vita? Quando tocca agli altri va tutto bene, è show, fa audience, aumentano gli investitori, gli spot i guadagni e quando tocca a noi?

Se le tv non si fermano noi possiamo farlo? Questa è l'unica domanda a cui si può dare una risposta, perché in effetti la tv è l'esempio più immediato di come il successo sia deciso dal pubblico e non da un paio di direttori seduti dietro un tavolo. Basta un click e possiamo cambiare canale, quanti programmi sono stati chiusi prematuramente perché nessuno l'ha trovato interessante? Gli esempi sono infiniti, quindi si può decidere. Ma si decide sempre quando le cose sono inutili e la curiosità non è poi così pungente.

La recensione era solo un pretesto per discutere (mi auguro nella maniera più civile possibile) di fronte ad una cosa che è ormai sotto gli occhi di tutti, la gente è sempre più affamata di entrare nella vita altrui, di conoscere ogni singolo fatto che coinvolge famiglie colpite da tragedie di cui nemmeno si dovrebbe riuscire a parlare. Solo se di mezzo c'è la morte, il macabro, l'orrore, altrimenti nulla.

Nessuno è curioso di sapere come vengono spesi i soldi pubblici, i soldi delle nostre tasse, di sapere cosa nasconde quel politico, di conoscere se ciò che viene raccontato in tv è realmente accaduto, nessuno vuole sapere cosa sta dietro agli oggetti che comperiamo, chi sta dietro alla fabbricazione di una borsetta o di un cellulare, quali vite stanno dietro al gioiello che portiamo, alla pelliccia che indossiamo. Questo non è bello, la tv non ce lo fa vedere, non fa audience, non piace agli azionisti, non fa vendere. E nessuno lo va a cercare.

1 commento:

  1. per fortuna, invece, qualcuno va a cercare queste notizie vere. E' solo che è più difficile trovarle. :-)
    Internet, libri e riviste specializzate possono ancora darci notizie...almeno finchè non toglieranno la libertà di scrivere la verità.

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