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4 agosto 2010

Film | "Baaria". La mia recensione

baaria, film, locandina
Non si può dire che sia uno dei film più fortunati degli ultimi anni ma "Baaria" non è male. Se si considera che alcuni parlano di un budget di oltre 25 milioni di euro e un incasso di appena 10 milioni, l'esclusione dagli Oscar, altre nomination ma pochissimi premi (14 nominations al David di Donatello ed un solo premio), si capisce come mai sia in una pay tv a neppure un anno dall'uscita (quando ci sono film che aspettano 13-16 mesi).

È un film difficile però, non tanto difficile da guardare ma forse da capire. Nonostante le ambientazioni e i personaggi diano sempre il massimo è difficile seguire a volte il filo narrativo, avendo l'impressione che siano tante scenette una dopo l'altra con pochissimi fili che le collegano.

Io partivo un po' prevenuto, quando si è iniziato a parlare di kolossal e a vedere pubblicità infinite ho cominciato a pensare che ci fosse tanto fumo e poco arrosto. Quando poi ho scoperto che è stato un flop ai botteghini ormai ero rassegnato. Però gli ho dato un'occhiata e le 2 ore e mezza del film sono quasi volate, ci ho messo un'attimo ogni volta per capire bene tutto ma alla fine per me questo film è promosso. Però non mi ha lasciato moltissimo, è una bella storia quella che viene narrata e nel film si intrecciano moltissime altre storie ognuna con un suo perché ma manca quel brivido, quell'emozione che pochi film sanno trasmettere.
Morricone più che una mano, a questo film, da un braccio intero, con una colonna sonora che abbianta alle imponenti scenografie rappresenta una delle colonne portanti del film.

Peccato, perché Tornatore secondo me pur riportando in auge il grande cinema italiano degli anni '50 forse non è stato compreso appieno o forse quello che lui aveva in mente non è venuto fuori in maniera completa nel film. Certo magari per un abitante di Bagheria (non giovanissimo comunque) immagino che il film per i suoi dettagli e le ricostruzioni sia davvero un ritorno al passato, come se una foto in bianco e nero potesse prendere colore e diventare un vero e proprio film. Il realismo è davvero impressionante (nella criticata scena dell'uccisione del bovino si è superato il realismo evitando ogni effetto speciale) tanto che comunque il film è uscito in versione dialetto siciliano per la Sicilia e in un'altra versione doppiata in italiano (ma comunque con la classica cadenza siciliana) per il resto dell'Italia, una soluzione per evitare i sottotitoli che magari avrebbero disturbato la visione.

C'è comunque una cosa che mi è piacuta davvero un sacco al film, dandogli un senso di familiarità che ti attacca subito allo schermo. Sto parlando della quantità di attori famosi italiani che compaiono in questa pellicola anche solo per un discorso o un cameo come quello di Monica Bellucci che compare per poco più di 5-6 secondi, oppure quello di Laura Chiatti al quale bisogna fare attenzione. Ma assieme ai due protagonisti (che non conoscevo prima del film) ci sono i ben più noti, Michele Placido, Vincenzo Salemme, Raoul Bova, Luigi Lo Cascio, Ficarra & Picone, Giorgio Faletti, Enrico Lo Verso, Leo Gullotta, Beppe Fiorello.

PS: magari vi starete chiedendo cosa dice Beppe Fiorello in continuazione ogni volta che compare nel film? Sempre la stessa frase, ovvero "V'accatto i dollari", che più o meno indica che l'intenzione del suo personaggio è quella di scambiare i dollari con qualcosa altro, una sorta di cambia valute, diciamo.

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