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14 ottobre 2010

33 Minatori. Gli eroi del 2010, i miei eroi.

san expedito, saint expeditus
fonte immagine | boston.com/bigpicture
Da sempre, quando posso, evito quei posti troppo stretti dai quali potrei avere difficoltà ad uscire nel caso di imprevisti. È per questo che mi sento di definire Eroi questi 33 minatori cileni che hanno fatto il giro del mondo rimanendo intrappolati a 700 metri di profondità nella miniera di San José.

Penso che più di qualcuno abbia immaginato come potrebbe essere rimanere intrappolati quasi due mesi in un tunnel sotterraneo potendo comunicare con l'esterno solo grazie ad un tubo largo come il fondo di una bottiglia. In realtà credo sia impossibile riuscire a mettersi nei loro panni, dopo qualche secondo i pensieri peggiori farebbero saltare i nervi anche a chi solitamente sembra non scomporsi di fronte a nulla.

Oggi mi piacerebbe solo che dopo aver letto il post qualcuno chiudesse gli occhi e provasse ad immaginare di essere il 34esimo minatore, due mesi sepolto sotto Terra, lontano da tutto e da tutti, contando ogni singolo secondo, ogni tic dell'orologio al polso, lì, sepolti vivi a 700 metri sotto terra.

Questi 33 minatori non hanno mai perso le speranze, e non importa se la forza è venuta dalla loro religione o da qualcosa altro, quando la forza non viene usata per fare del male, ma per dare speranza, per resistere, per sentirsi meno soli allora tutto è lecito. Soprattutto quando ti trovi in certe condizioni che sono difficili anche da descrivere.

Piccolo riassuntino. Tutto è iniziato lo scorso 5 Agosto quando crolla un pozzo nella miniera di San José, in Cile, dentro 33 minatori a 700 metri di profondità stavano facendo il loro lavoro. Fortunatamente nessuno rimane ferito o perde la vita nel crollo, ma non lo si saprà se non 17 (sì, diciassette!) giorni dopo quando una sonda riesce a raggiungere il rifugio in cui si trovano i minatori e porta in superficie l'inaspettato messaggio scritto su un pezzo di carta che certifica che i minatori stanno tutti bene. Praticamente lo si può considerare un piccolo (e forse nemmeno tanto piccolo) miracolo, i 33 minatori sono riusciti a sopravvivere a temperature prossime ai 40 gradi, mangiando ogni 2 giorni un scatoletta di tonno e bevendo il latte che era dentro al rifugio.

Giusto un mese dopo dalla tragedia si riesce a stabilire un contatto con i minatori grazie al condotto scavato dalla prima sonda, un condotto largo come il fondo di un bicchiere che permette a loro di ricevere aiuti. In una sola settimana sono oltre 60 gli invii di materiale tramite questo tubo: non solo generi alimentari, ma anche medicinali, il kit sopravvivenza che viene dato ai miliati americani coinvolti in guerra e anche gadegt e dimostrazioni di affetto e quanto sia necessario per confortarli in un inferno che potrebbe durare 4 mesi.
Ho usato la parola "potrebbe", perché dopo le prime voci, una volta iniziati gli scavi per il foro che li porterà in salvo, tutto procede senza rilevanti intoppi e il 9 Ottobre la trivella giunge a destinazione. Il tempo di collaudare la capsula e tutto è pronto.
Nella notte tra il 12 e il 13 Ottobre iniziano le operazioni di salvataggio, e alcuni tecnici si calano per la prima volta in una capsula larga meno di 70 centimetri, 65-66 per l'esattezza per raggiungere i minatori. Provate a misurarvi le spalle e immaginate di stare dai 15 ai 20 minuti in piedi, fermi immobili per evitare di sbilanciare la capsula e rallentare la risalita, praticamente imbalsamati in uno spagio che contiene e fatica il vostro corpo, senza la possibilità di muovere neppure le braccia. Anche uno svenimento o una mossa azzardata causata dal panico potrebbe compromettere lo svolgimento delle operazioni, che nel complessano durano 45-60 minuti. Di questi una parte sono dedicati al viaggio di andata e ritorno della capsula, il resto ad una sorta di preparazione dei minatori per sopportare questa ultima fatica che per quanto possa essere breve rimane uno sforzo davvero notevole per una persona intrappolata sotto terra da quasi 70 giorni.

Attorno a tutto ciò il circo mediatico è incredibile, i primi ad accamparsi sul posto sono le famiglie dei minatori appena giunge la notizia che sono ancora vivi, poi è il turno delle tv di tutto il mondo che giungono nella speranza di immortalare ogni secondo della vicenda. Ed è così, i canali meno commerciali offrono fin dall'inizio delle operazioni di salvataggio una copertura live ed integrale dell'evento, trasformando subito la cosa nell'evento televisivo dell'anno.

Qualche curiosità, notizie non confermate vogliono che la trivella usata per scavare il pozzo di recupero sia italiana ma soprattutto, e (notizia decisamente più confermata), quello che ha attirato l'attenzione sono gli occhiali che tutti i minatori indossano all'uscita dalla capsula. Degli occhiali che vi sembreranno famigliari, soprattutto per chi pratica sport. Infatti Oakley (nota azienda di occhiali da sole dedicati allo sport di proprietà di Luxottica) ha realizzato un paio speciale di occhiali particolarmente fotocromatico per proteggere gli occhi dei minatori dalla luce che potrebbe daneggiarli subito, visto i due mesi sotto terra con luce scarsissima.

Il vostro commento. Adesso toca a voi, con sincerità e molto spirito di immedesimazione mi farebbe piacere avere qualche commento su come vi sareste comportati voi se vi foste trovati là sotto, non abbiate paura tanto il nickname dei vostri commenti è libero e potete scrivere quello che volete senza paura di essere riconosciuti. Io non ho paura e uelli che mi conoscono lo sanno: faccio fatica a prendere un ascensore quindi in una situazione del genere probabilmente non avrei resistito che pochi minuti. Adesso tocca a voi, sentiamo, mi raccomando siate sinceri però!

PS. Ultimo appunto, sperando che la situazione non degeneri. Sono rimasto stupito da come la tv cilena ha trattato l'evento. Nell'area della capsula erano presenti solo le telecamere della tv del paese, immagini che hanno fatto il giro di tutto il mondo, le stesse per tutto il mondo. Niente giornalisti impazziti, nessun cronista che incitava il proprio inviato a buttarsi nella mischia (ogni riferimento ai giornalisti Rai durante Italia-Serbia è puramente casuale), nessuno in cerca dello scoop a tutti i costi, nessuna musichetta triste e nessuna inquadratura troppo invadente. I giornalisti di tutto il mondo erano tenuti a debita distanza e mentre i telegiornali italiani commentavano con il loro solito spirito forzatamente sensazionalistico i maggiori canali allnews del mondo (per citarne alcuni: BBC News, Fox New, CNN Int, Euronews, SKY News...) hanno commentato le operazioni con una sorta di religioso rispetto, senza sembrare di essere di fronte alla finale dei Mondiali o a quella di un reality show.
Questo mi ha davvero stupito perché la parola reality in Italia non siamo capaci di dividerla dalla parola show, un qualsiasi avvenimento di cronaca vero e autentico deve diventare uno spettacolo, un intrattenimento per il pubblico affamato di lacrime e di emozioni stomachevoli. Così non è stato per questo evento. Ogni singolo minatore è stato accompagnato con rispettoso distacco dai giornalisti internazionali che hanno subito capito come non ci fosse nulla da dire di fronte a certe immagini. SKY TG24 ha dedicato un intero canale del suo mosaico interattivo alla vicenda, senza commento, solo le immagini e basta, niente commenti insulsi, insistenze, arroganze, ma solo i fatti che scorrevano. Per fortuna qualcuno che ha ancora rispetto delle notizie e delle persone che ne fanno parte c'è ancora.

3 commenti:

Il grande marziano ha detto...

Non credo che siano "eroi". Eroi è una parola di cui si abusa, come tante altre, e di cui si è perso il significato.

Non bisogna essere eroi per stare chiusi 70 giorni sotto terra, sperando di essere tirati fuori. Non è stata un'azione eroica la loro. Ci si sono trovati loro malgrado. Hanno tenuto duro. E - magari anche con un po' di fortuna - sono riusciti a uscirne. Punto.

Semmai, se proprio vogliamo considerarli "eroi", lo possiamo fare, ma perché fanno i minatori tutti i giorni. Come per me sono eroi tutti quelli che svolgono dei lavori tremendi, logoranti e magari anche rischiosi per un tozzo di pane. Quello sì che è eroismo, ancorché in senso lato. Ma non certo perché sono rimasti intrappolati là sotto.

Credo che bisogna ritornare a pensare a dare il giusto valore al significato delle parole.

Saint Andres ha detto...

Il mio considerarli eroi è una cosa che mi sento di fare in virtù anche delle mie difficoltà che avrei a stare in un posto del genere e a fare quel lavoro. Eroi perché hanno quelle caratteristiche che io non potrei avere, se lavorassi in miniera e avessi avuto una situazione peggiore della loro probabilmente non li definirei in questo modo, però per me, ai miei occhi questi minatori appaiono come persone incredibili.

Io che passo più tempo a pensare a che orologio o che paio di scarpe comperare non mi sento nemmeno degno di paragonarmi a gente come questa, proprio per il fatto che hanno caratteristiche e autocontrollo che posso solo invidiare.

E poi come dici tu fanno un lavoro del genere tutti i giorni, io ho avuto tutte le fortune del mondo, ma non ho mai disprezzato chi lavora in miniera e si spacca la schiena per cose che magari noi nemmeno sappiamo apprezzare.

Quindi insomma spero di essermi spiegato, nell'antichità e nel mito classico l'eroe era un semidio o uomo dotato di virtù eccezionali e autore di gesta leggendarie", e per me, che evito 30 secondi di ascensore per fare 5 piani, loro non possono che essere persone straordinarie.

Zion ha detto...

saint, a me il tuo post è piaciuto tantissimo, specie l'ultimo ps, che condivido molto.
Sinceramente la tragedia che per fortuna è finita bene mi ha commosso, emozionato e fatto sperare nel genere umano...perchè tanti si sono mossi per liberarli il più in fretta possibile! E' meraviglioso che siano usciti sani e salvi, è davvero fantastico.