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14 gennaio 2011

Film | "Shutter Island". La mia recensione

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Ultimamente trai film che ho guardato mi lamentavo di non trovare nulla di particolarmente sofisticato, film belli, carini, magari coinvolgenti ma nulla che alla fine fosse degno di nota.
Con "Shutter Island" (trama!) di Martin Scorzese, con Leonardo di Caprio, devo ricredermi. Certo leggendo qua e là sul web, sembra che molti critici abbiano stroncato il film ma io non sono un critico cinematografico, so a malapena da che parte si impugna una videocamera, guardo la tv quando non so cosa fare e odio pure andare al cinema.

Tornando al film, tratto da "L'isola della paura" di Dennis Lehane, inizio con il dire inizialmente ero un po' scettico, prima di guardarlo l'unica cosa che avevo visto erano i vari trailer (ancora un anno fa) e il film mi aveva incuriosito ma non a sufficienza. Mi sbagliavo, o meglio i trailer del film è decisamente inadeguato a presentare il lungometraggio e tutto ciò che accade nelle due ore di pellicola, per cui non fate più di tanto riferimento alle pubblicità.
"Shutter Island" non sembra un film per Martin Scorzese ma il regista se la cava molto bene con questo thriller-psicologico e forse è proprio la sua inesperienza in questo campo che gli permette di rendere le cose un po' più alla portata di tutti, non rinunciando comunque a lasciarti dubbi e perplessità durante la visione e la bocca a aperta alla fine.

Oltre a questo, nel film si parla di alcuni elementi che seppur macabri sono comunque avvenuti e meritano di essere ricordati, nonostante si parli poco o si tenda a nasconderli, soprattutto nei film. Uno di questi elementi è il poco noto "Massacro di Dachau", avvenuto ad opera dei soldati americani che fucilarono sul posto alcune decine di guardie naziste nel tristemente famoso campo di concentramento, nonostante si fossero comunque arrese. Nel film si capisce piuttosto bene come sono andate le cose. Certo per i soldati americani (ma per chiunque, immagino) non deve essere stato facile entrare in un campo di concentramento come quello di Dachau e rimanere impassibili nei confronti di chi ha perpetrato simili barbarie nei confronti del genere umano. Ma una fucilazione improvvisata è pur sempre un crimine di guerra.
L'altro elemento che non si trova su molti libri o documentari parla di "lobotomia transorbitale". Qualche tempo fa ho visto un documentario su History Channel che parlava proprio di come l'uomo iniziò a "mettere le mani" dentro la scatola cranica senza la benché minima consapevolezza delle conseguenze. Oggi, grazie ai primi pionieri, la medicina ha fatto passi da gigante ma le conseguenze di quei primi tentativi le pagarono decine di persone che non sempre erano in grado di rendersi conto di quello che gli stava accadendo. Adesso a vedere certe cose si provano brividi incontrollabili, si dice che il fine giustifichi i mezzi ma in ogni caso i primi risultati (in molti casi quasi disastri) vengono comunque tenuti nel cassetto, lontano dal grande pubblico.

Quindi i miei complimenti a Scorzese per questo film e a Di Caprio per la sua interpretazione (ma anche Ben Kingsley mi è piaciuto molto) ma soprattutto al risultato finale che è davvero ottimo, anche se rivolto non a tutti visto alcune scene che potrebbero turbare la sensibilità di alcuni.

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