Un uomo solo. Allo sbando.Così si potrebbe definire il Michael Douglas di "Solitary Man" (trama!). In realtà pure il film è un po' allo sbando, scorre abbastanza piatto nonostante il crescendo di situazioni disastrose e finisce in maniera ancora più vuota.
A parte questo (che purtroppo non è poco) a Douglas riesce sempre dannatamente bene il ruolo dell'uomo di successo che riesce a ridursi in briciole con le sue stesse mani. Sucesse così in "Wall Street", ma anche in "Delitto Perfetto", qui lo è all'ennesima potenza e se magari nei due film citati non appariva il processo di autodistruzione, questa pellicola è decisamente più improntata su come un magnate riesca a rovinarsi.
Per molti aspetti il film rapresenta un po' una tipologia di uomo specchio dei nostri tempi. L'apparire che rivela poca sostanza, il vuoto incorniciato con un fiocco rosso. L'uomo che sembra sulla cresta dell'onda ma che si rivela nel privato estremamente solo, dedito a vizi e donne che non porteranno progressi nella sua vita (uhm... mi ricorda qualcuno...). Certo nel pubblico la maschera col sorriso smagliante regge, illumina ma fino a quando? Quanto durerà? Come un iceberg deve fare i conti con la sua parte sommersa anche il protagonista dovrà fare i conti con il suo personale. Tutto è espresso in maniera abbastanza chiara dalle due locandine scelte e che corredano il post. Due facce della stessa medaglia.
Nel film se la lezione non fosse stata compresa ci pensa Danny de Vito, fedele amico di college del protagonista che dopo 30 anni non è ma apparso sulle copertine o sui network più famosi ma che conduce una vita piacevole e senza preoccupazioni.
Per il resto la pellicola nonostnate giri attorno agli espedienti del protagonista per rimanere a galla e ad ogni suo singolo insuccesso che si aggiunge alla lunghissima lista alla fine risulta poco accattivante, perché no forse anche un po' forzato, seppur in linea con la politica disastrosa del protagonista.
Se non bastasse c'è anche un finale poco incisivo, che lascia forse troppo allo spettatore lasciando il protagonista in una sorta di limbo, senza infamia né lode. Ma perché?
PS. Nel film appare anche Jesse Eisenberg (e chi è?). Lo conosceranno meglio coloro che hanno guardato "The Social Network". Sarà la sorte ma sembra quasi interpretare lo stesso ruolo interpretato nel film dedicato all'inventore di Facebook.
1 commento:
In quattro parole: una cacata di film!
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