Un film che ci riporta con i piedi per terra e offre uno spaccato molto realistico della recessione negli Stati Uniti. Se nel 2008-2009 sui quotidiani si poteva leggere qualche articolo di manager e dirigenti che da un giorno all'altra si sono ritrovatia dormire in macchina, oggi la cosa sembra dimenticata, non considerando che comunque la situazion rimane disastrosa.
Nel film i protagonisti sono 3 uomini che hanno raggiunto il cosiddetto sogno americano: villa, auto di lusso, viaggi con jet aziendali, golf, ferie in hotel esclusivi e luoghi alla moda. Poi con la recessione tutto svanisce. Per noi in Italia sembra difficile capire bene la situazione, abituati un po' più al risparmio e a tenere qualche soldo da parte, ma guardandomi attorno inizio a vedere sempre più gente che per entrare a far parte dello status symbol vive al limite, che guadagna 10 e spende 9,99. Persone che brillano soltanto di luce riflessa, spegnendosi miseramente quando la luce si chiude.
Così i 3 protagonisti del film dovranno sfidare tutto e tutti, ma soprattutto se stessi e il loro orgoglio, per reinventarsi una vita e tornare a galla, imparando la lezione.
"The company men" fa riflettere, guardarlo fa capire come la società in cui viviamo ci impone cose di cui alla fine non abbiamo bisogno, il biglietto per entrare nel mondo di chi sembra avere tutto all'inizio costa poco, rende moltissimo ma appena si perde il passo (e basta un solo passo), quel biglietto diventa carta straccia, come tutto quello di cui si è circondati.
Applauso a Ben Affleck e a Jack Nicholson, che interpretano due modi diversi di affrontare la medesima situazione. L'arroganza del giovane e la pacatezza dell'anziano, due animi contrapposti nell'affrontare lo stesso problema.
1 commento:
Dove l'hai visto Jack Nicholson tu?
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