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10 aprile 2012

Film | "127 ore". La mia recensione

127 ore film locandina

Questo film lo diciamo subito è piuttosto impegnativo, sia per il tema trattato che per come viene sviluppato. difficile che chi lo guardi non sappia già che si tratta della storia di Aron Ralston, alpinista che dopo 5 giorni bloccato da un masso decide di amputarsi un braccio per sfuggire alla morte.
Già l'inizio ha qualcosa di raccapricciante, decisamente difficile da immaginare eppure dimostra quanto l'attaccamento alla vita possa essere tanto forte da spingere a compiere gesti estremi (tristemente famoso è il caso narrato in un altro film "Alive - Sopravvissuti").

La missione di "127 Ore" era però quella di non concentrarsi troppo sulla scena dell'amputazione del braccio ma cercare di costruire un microcosmo che durasse proprio 127 ore. Il regista di "The Millionaire" ci riesce piuttosto bene, rendendo l'atmosfera claustrofobica, senza via d'uscita e piena delle allucinazioni che può avere una persona dopo 5 giorni con pochissima acqua a disposizione e senza cibo. Non facile, visto che il film si regge tutto con un unico protagonista, un James Franco davvero ispirato che deve tenere il ritmo per 90 minuti, praticamente immobile e con un braccio sotto un masso di pietra. Ecco, magari qualche minuto in meno sarebbe andato bene lo stesso, ma comunque il film non diviene mai insopportabile o troppo pesante da seguire, se non nel finale, quando viene mostrata la scena per la quale la maggior parte delle persone sono andate a vedere questo film. Sono sicuro che alla fine più di qualcuno avrà stretto i denti o chiuso gli occhi (non a caso il film è vietato ai minori di 14 anni).

Danny Boyle (il regista) alla fine si può dire che anche questa volta riesce a fare centro, seppur con una pellicola rivolta ad un pubblico diverso e molto più ristretto rispetto al romantico film dedicato al ragazzo indiano che diventa milionario, ma l'importante è aver accolto questa sfida e averla superata.

Alla fine del film un paio di note per rispondere alle domande che uno non può non farsi. Aron Ralston si è sposato ma soprattutto l'assenza di un arto non gli ha impedito di continuare le sue escursioni. Ralston rimane pur sempre un ingegnere ed ha progettato 8 diversi tipi di protesi per permettergli di continuare le varie atttività (tra cui scalare con una protesi a forma di picozza) di cui è appassionato. Ah, piccolo insegnamento che si ricava sempre dal finale del film, quando decidete di inoltrarvi in ambienti potenzialmente pericolosi lasciate un bigliettino. Potrebbe salvarvi la vita.

PS. Piccola curiosità, c'è da segnalare l'uso di 3 macchine da presa molto particolari, ossia 3 modelli di punta della serie Canon, si parla di:
  • Canon EOS 1D Mark IV
  • Canon EOS 5D Mark II
  • Canon EOS 7D
Che la 5D mkII abbia prestazioni video davvero invidiabili è cosa risaputa, che la 7D sia stata utilizzata anche in competizioni sportive (tennis) è altrettanto conosciuto (pur non essendo full frame); la novità è data dalla 1D mk IV che presenta un sensore a metà tra quello full frame e l'APS-C usato anche nelle reflex di fascia più bassa. Il motivo è soprattutto la compattezza di queste macchine che rende più agevole muoversi in spazi ristretti come può essere quel passaggio ristretto in cui è girato il film (anche se la parte di canyon in cui si svolge l'azione è stata ricreata in studio).

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