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22 marzo 2012

Film | "Faccia d'Angelo". La mia recensione

Dopo Romanzo Criminale SKY ritorna nel mondo della criminalità con una serie tv dedicata al più grande criminale Veneto degli anni '80-'90, Felice Maniero, soprannominato "Faccia d'Angelo" proprio per il suo aspetto e i suoi modi di fare.
Il ritratto di SKY merita di essere guardato perché anche in questo caso la ricostruzione è davvero molto fedele e ben realizzata che riesce a fornire un ritratto molto preciso di Maniero, che si potrebbe definire il criminale più famoso e pericoloso del Veneto degli ultimi decenni, che in pochi anni ha creato una vera e propria mafia nel Nord Italia che contava centinaia di addetti comandati da Faccia d'Angelo.

Nasce a Campolongo Maggiore (comune in provincia di Venezia ma confinante con la provincia di Padova) e in pochi anni arriva a controllare l'intera criminalità Veneta, con rapine che hanno dell'incredibile e fughe da carceri sorvegliatissimi che sono entrate nel mito.

La miniserie ha suscitato polemiche prima ancora di essere messa in onda, lo stesso Maniero, guardando il promo ha detto:
«Non voglio che i giovani siano affascinati dalla delinquenza [...] Comandavo più di trecento persone e l’unico che ha veramente guadagnato soldi sono stato io. Tutti gli altri sono in galera, vecchi, distrutti, disperati».
In ogni caso, nella serie, in due puntate, Faccia d'Angelo è raccontato non solo nei particolari che tutti conoscevano, ma anche in quelli meno noti, così non ci sono solo ville, la passione per il lusso ostentato, le belle macchine e uno stile di vita a dir poco appariscente  ma anche il suo rapporto con la madre e con la sua storica fidanzata (morosa, come si usa dire da queste parti). Ci sono i flashback sulla sua infanzia segnata dall'estrema povertà (qualche decennio prima che il Nord Est diventasse uno dei luoghi con la crescita economica più alta d'Italia), l'ascesa e il declino ma anche la sua acuta intelligenza nel pianificare i colpi nei minimi dettagli e la consapevolezza di trovarsi nel posto giusto esattamente al momento giusto. Ed il momento giusto è quello del boom economico del Nord Est, quando attorno agli anni '70 tra le mani degli imprenditori inizia a scorrere un fiume di denaro che sembra non avere limiti ma che sanno come sfruttare e spendere. Tra gioielli, abiti e ville inizia un nuovo metodo per spendere soldi, quello dei casinò, che portarono alla rovina di qualcuno e al successo della Mala del Brenta con la famosa "Notte dei cambisti".
Per ultima arriva la droga, quasi in sordina, inzialmente sottovalutata tanto sembrava impossibile riuscire a fare tanti soldi con il traffico di essa, ma destinata a cambiare le carte in tavola e a dar inizio ad un susseguirsi di crimini che hanno seminato il panico nella zona.

In ogni caso la mini serie in parte mi ha un po' deluso. Se il primo episodio narra l'ascesa in maniera "epica" il secondo è un po' più deludente. Nella seconda puntata tutto sembra un po' lasciato al caso, molte cose sono raccontate in modo sommario, forse troppo velocemente, ma soprattutto (mi dispiace anticiparvelo) ci sarebbe spazio per un terzo episodio, perché la puntata si conclude proprio nel momento in cui Felice Maniero passa da malavitoso confinato e conosciuto solo nel Veneto a personaggio di rilevanza nazionale. Tutto finisce con il suo arresto a Capri mentre nella realtà quello è l'ennesimo arresto al quale seguiranno un tentativo di fuga (fallito), il trasferimento a Padova, il processo, la storica fuga dal carcere di massima sicurezza Padovano, la sua latitanza, la definitiva cattura a Torino e il suo pentimento. Insomma un lavoro compiuto a metà, due terzi se vogliamo essere buoni ma manca purtroppo una bella fetta di narrazione che avrebbe reso l'opera più completa.

Certo, forse avrebbe potuto portare a ciò che lo stesso Felicetto temeva, ossia nella trasformazione di un criminale in una sorta di eroe, in grado di uscire vincente da ogni situazione. In ogni caso chi conosce la storia non ha bisogno della serie tv, perché a seguito del suo pentimento è risaputo come Maniero sia riuscito a ribaltare la situazione e i suoi rapporti con la giustizia. La famosa Mala del Brenta è stata smantellata, lui ha cambiato identità, è diventato un testimone protetto e giusto un paio di anni fa è diventato un uomo libero a tutti gli effetti. La cosa, a parer mio, non ha molto da affascinare, considerando comunque coloro che erano suoi alleati e sono stati "traditi" dal loro capo e che continuano a nutrire rancore nei confronti di Faccia d'angelo.

A parte la narrazione quello che mi risulta più strano di tutta la serie è forse l'accento, leggermente enfatizzato dal fatto che lo stesso Elio Germano non è di origini venete (è di Roma per la precisione) ma anche così strano da sentire in televisione, però bisogna ammettere che comunque hanno prestato molta attenzione e hanno cercato di fare del loro meglio. Molte espressioni usate e il modo di parlare è quello tipico di quella zona del Veneto che conosco e che ogni tanto frequento, ma visto in tv tutto sembra così strano. A complicare le cose si aggiunge il fatto che lo stesso dialetto veneto cambia in maniera consistente dalla provincia di Padova a quella di Venezia, ma comunque è stato tutto gestito bene, anche se (forse per esigenze cinematografiche e per rendere comprensibile a tutti i dialoghi) talvolta si nota una sorta di "misto" tra dialetto e lingua italiana che stona leggermente.


la mala del brenta, la vera storia

PS. Se la serie non bastasse il documentario di History Channel "La mala del Brenta, la vera storia" è ancora più diretto, perché narrato dai protagonisti stessi, anzi, di quelli che sono "sopravvissuti", perché come ogni storia di Mafia spesso per molte persone finisce male, anche per quelli che hanno collaborato ed erano amici, proprio come nelle parole di Felice, lui è l'unico ad essere riuscito a ricoprire il ruolo di boss, ha avuto il potere, tutti gli altri, chi consapevolmente e chi meno, sono stati semplici marionette che adesso condividono solo la prigionia, perché quando lui comandava nessun altro poteva fare di testa sua, ma solo seguire quello che gli veniva ordinato.

Ultima cosa, lo speciale di SKY dedicato al film:

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