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16 novembre 2011

Film | "Too Big to Fail". La mia recensione

Aspettavo da un po' questo film, le vicende finanziarie mi hanno sempre attirato e negli ultimi anni ce ne sono state fin troppe. Questa pellicola mette al centro Henry Paulson (Segretario del Tesoro durante la presidenza Bush, adesso è Timothy Geithner a ricoprire la sua carica) e le vicende che hanno portato al fallimento della Lehman Brothers. Una banca "troppo grande per fallire", in inglese "too big to fail", appunto.


"Too big to fail" riesce ad entrare in quei palazzi che solitamente vediamo solo da fuori, in tv, oltrepassa le vetrate dalle quali gli uomini d'affari guardano New York dall'alto. Ed è proprio questo il punto di forza, perché per molti il 15 Settembre 2008 è stato un giorno come altri, per altre persone un giorno da dimenticare, per la finanza l'arrivo sull'orlo del baratro. Magari in molti si saranno chiesti cosa è veramente successo, chi ha commesso cosa, chi furono i responsabili, cosa accadeva nella stanza dei bottoni in quei momenti che avrebbero cambiato il mondo e che hanno messo a dura prova molta gente. Primo fra tutti il Segretario del Tesoro americano, un William Hurt straordinario (ricordo "A.I. Intelligenza Artificiale") che si è quasi fatto carico di tutta la pressione che gravava sulle spalle di Henry Paulson mentre aveva tra le mani il destino finanziario dell'intero sistema statunitense, le cui decisioni sarebbero state in ogni caso prese molto male da qualcuno.

Nel complesso devo ammettere che è davvero un'ottima produzione, certo magari ogni tanto si concentra troppo sulle reazioni emotive delle persone, ma d'altronde non è un documentario però ad un punto del film viene data una spiegazione molto veloce di come si è arrivati al collasso. Una spiegazione forse un po' troppo veloce però comunque internet è piena di posti dove riuscire a trovare materiale per capirci qualcosa, ad esempio Wikipedia offre un ottimo punto iniziale da dove partire.

A parte qualche piccola debolezza alla fine il film fa riflettere. Quelle ultime scritte su sfondo nero sono un pugno nello stomaco dopo quello che si è visto, perché tutto sembra essere rimasto immutato. Le banche hanno ricevuto soldi, ne hanno prestati molti meno. Negli Stati Uniti molta gente ha visto il sogno americano infrangersi nel giro di poche settimane (argomento esplorato davvero molto bene da "The Company Men") e tutt'oggi la situazione non è migliorata di molto. Quando ci sono di mezzo troppi soldi imparare dai propri errori è sempre più difficile ma anche pensare un po' di più agli altri. Siamo in mondo a banche, società che stanno diventando sempre più enormi e controllano la nostra vita senza curarsi di nulla, tranne che del loro profitto. Fino a quando si potrà tirare la corda? Fino a quando queste compagnie potranno agire indisturbate perché "troppo grandi per fallire"?

PS. William Hurt ha una somiglianza quasi imbarazzante con Steve Jobs, c'è poco da fare e prima o poi me lo immagino già in un film sequel de "I pirati della Silicon Valley". 

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