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30 novembre 2011

Video | Beyonce "Love on Top"

Beyoncé ha sempre qualcosa di magnetico, mi è sempre molto difficile cambiare canale di fronte lla maggior parte dei suoi video. É davvero una forza della natura, non si può dire il contrario.
La cosa più sorprendente è come riesca a realizzare alcuni video, molto semplici, con una scenografia ridotta al minimo (ricordate "Single Ladies"?) e improntati giusto sulla cantante, sul suo modo di ballare e cantare. "Love on top" è uno di questi, giusto il minimo indispensabile ma con qualche cambio d'abito.
In realtà il focus è giusto metterlo sulla canzone piuttosto che sul video, perché questo singolo è davvero ben fatto, con il suo stile soul/r&b/funk con qualche tocco leggero elettronico (ad esempio il basso che si sente all'inizio). Poi ci pensa Beyoncé con la sua voce a rendere il brano straordinario, incredibilmente potente, quasi da fiatone negli ultimi due minuti, quando ad ogni ritornello cambia chiave per spostarsi sempre più in alto.
Quello che rimne è un piccolo omaggio, secondo la critica, a successi del passato come "You Can't Change That" degli Raydio (1979) e "Mr. Telephone Man" degli New Edition' (1984), gruppo che viene citato anche nel video che riprende l'idea di "If It Isn't Love".
Eccola nel video, aprire YouTube e guardatelo pure in HD, poi prendete fiato e guardatevi la sua performance agli MTV Video Music Awards.

25 novembre 2011

Ragazzi usatelo. Google. Per favore.

 Chi mi conosce anche abbastanza bene sa che ho un caratteraccio. Quando faccio qualcosa con qualcuno pretendo sempre il meglio, o per lo meno che chi deve fare il suo lavoro lo faccia, delegandolo anche a chi gli pare ma non a me, altrimenti l'avrei fatto io, facendo le dovute ricerche del caso.

Questa premessa per una cosa che mi capita spesso, ossia gente, conoscenti, amici con i quali si lavora che deve ancora realizzare l'esistenza di Google. Sì, di Google, il più famoso motore di ricerca del mondo. Un po' l'oracolo a cui chiedere di tutto, un oracolo moderno ma che molto spesso funziona.
Non con tutti però, perché la pigrizia è una brutta bestia, ma brutta brutta, non per chi la possiede ma per chi viene assillato dalle domande più inutili che sarebbero risolte in 5 secondi di Google. Invece i pigri preferiscono perdere (e far perdere a te) un quarto d'ora per avere la risposta.

A questo si aggiunge il problema di sapere fare qualcosa un pochetto meglio degli altri. Lo sa bene chi se la cava un po' con il computer che verrà assillato da amici, amiche (ok, per loro no problem), parenti vari che hanno problemi con il PC e chiedono aiuto. Magari dare una formattatina non è cosa semplice, se poi il problema è un virus sarebbe anche inutile aspettarsi che la persona faccia le dovute ricerche del caso, visto che il computer sarebbe comunque fuori uso.
Se te la cavi con le foto, qualche scatto ricordo ad amici, amiche (ok, per loro sempre no problem), parenti vari ci sta sempre, d'altronde se hai una reflex è anche giusto sfruttarla a dovere e mostrare quel pizzico di bravura che la gente ti attribuisce.

Insomma questi sono casi di ordinaria amministrazione, che si risolvono con poco, favori a persone che comunque vi sono vicine e che non guastano mai.

Il problema nasce quando le cose si fanno un po' più complicate, oppure quando si parla di lavoro, quando quella ricerchina su Google sarebbe necessaria ad evitare le domande più inutili.
Se scarichi un programma di fotoritocco o lo sai usare oppure ti metti di buona lena per imparare ad usarlo. Vai a comperare una guida in libreria oppure fai una ricerca su Google. Se proprio proprio non trovi la risposta c'è l'amico a cui chiedere.
Se hai appena preso il Mac perché va incredibilmente di moda, ti informi un'attimo, frequenti qualche forum, cerchi su Google "disinstallare applicazioni mac" e trovi la risposta in un tempo inferiore che non a telefonare a qualcuno. Vuoi mettere poi la soddisfazione.
Se sei una ditta che fa grafica e ti ho detto il nome del carattere vai su Google, lo cerchi e lo scarichi. Oltretutto se si tratta anche di uno dei font più famosi, uno di quelli che una volta scritto il nome tutta la prima pagina del motore di ricerca avrà link a quel file. D'altronde credo faccia parte del lavoro.

Mi hanno detto di essere più umile su questa cosa, perché un po' di umiltà non guasta. Giusto, ma non credo sia questo il caso. Se vado da un meccanico a riparare la macchina e questo chiede a me come fare lo mando sonoramente a quel paese, perché è evidente che se gli do io la risposta allora mi sono risolto il problema da solo. Un po' come andare dal dottore e sentirsi rigirare la domanda appena fatta. Io la vedo così, credo che ognuno debba imparare a fare bene il proprio lavoro e avere un po' d'intraprendenza quando è necessario.

Pian piano vedo che alcuni amici stanno imparando, sanno che ci sono quando hanno bisogno, dopo aver consultato un po' qualche motore di ricerca, altrimenti (tornando a come disinstallare le applicazioni) sappiate che potrei rispondere così.

23 novembre 2011

Film | "L'uomo senza sonno". La mia recensione


Film abbastanza "vecchio", datato 2004 ma che ho visto qualche giorno fa rimanendo anche piuttosto deluso, nonostante fossi stato sempre un po' curioso. Sì, perché "L'uomo senza sonno" si presenta come un thriller psicologico, di quelli che mettono in discussione la realtà senza mezzi termini lasciando lo spettatore spiazzato, vittima della mente del protagonista.
In questo film però tutto fila liscio fin quando si arriva verso la fine del film e si inizia ad avvertire la mancanza di qualcosa che faccia veramente la differenza. Christian Bale ce l'ha messa tutta, ha perso 20 chili per apparire scheletrico e distrutto da un'insonnia che si protrae da un anno. Il suo ruolo è ben costruito, e dopo poco si entra nella sua testa, ormai paranoica, senza punti di riferimento.
Purtroppo però il finale non è all'altezza, certo chiarisce tutto ma viene sviluppato in pochissimi minuti, il protagonista sembra rimanere passivo, quasi sembra non esistere più.

Sono rimasto abbastanza deluso da questo film che all'inizio sembrava ben strutturato e che proseguendo si faceva sempre più coinvolgente ed inquietante. È un peccato perché certamente mi aspettavo di più, non tanto per come sono andate le cose ma per come queste vengono narrate nel finale, con una certa superficialità che non appartengono al resto della pellicola.

21 novembre 2011

Recensione | Bob Sinclar feat. Sophie Ellis-Bextor "F**k with You"

Tempo di cinepanettoni, quest'anno sono più eluso del solito, perché "Vacanze di Natale a Cortina" mi fa venire in mente il Jerry Calà e il De Sica dei tempi d'oro, gli anni '80, in cui la volgarità non era mai ostentata, non era quasi mai usata per fare ridere inutilmente ma piuttosto si rideva con davvero poco. Ma non siamo qui per parlare di film del genere, piuttosto della colonna sonora che accompagnerà questo film, frutto dell'ultima fatica di Bob Sinclar (Christophe Le Friant se proprio vogliamo chiamarlo col suo vero nome) che assieme a Sophie Ellis-Bextor se ne esce con un pezzo molto english (e la Sophie non poteva essere diversamente). "F**k with you" rimane un pezzo sempre piuttosto composto, nonostante un arrangiamento tipicamente house che presenta decisamente meno eccessi rispetto al precedente "Far l'amore" ma si rivela anche un po' meno riempi pista, con un andamento molto lineare, che ricorda alcune produzioni anni '80, ma che forse non è così incisivo come appare nel trailer del film sopracitato.
Da notare una piccola parte reppata (da parte di non si sa ancora chi) che aggiunge un po' di entusiasmo al brano.
Peccato, non che sia una bruta canzone, ma da Bob Sinclar ci si aspetta sempre quel qualcosa in più.
Chi non ricorda il Bob Sinclar che remixava Cerrone con "Gimme love"? Musica house con influenze non troppo commerciali, che non passa mai di moda, al contrario degli ultimi successi del dj francese che sembrano fatti apposta per durare una stagione.


* Tutte le altre recensioni musicali house del blog

18 novembre 2011

Foto | Funghi che spuntano come funghi

Clicca sull'immagine per ingrandirla
L'autunno avanza ogni giorno che passa e spesso non ce ne accorgiamo neppure. Per questo l'ho voluto ricordare con questi scattidi un po' di funghi che sono spuntati tra l'erba ancora umida per le ultime piogge ma illuminata da un tiepido sole. Gustatevi questa galleria, per scaricare le immagini in formato 1080p basta cliccarci sopra.
In relatà le foto sono state anche una buona occasione per testare sul campo il 50mm f/1.4 USM che grazie alla precisa ghiera del focus manuale e con l'aiuto del Live View mi hanno permesso di selezionare con precisione il soggetto da mettere a fuoco, cosa che in mezzo all'erba l'autofocus difficilmente saprebbe fare.

16 novembre 2011

Film | "Too Big to Fail". La mia recensione

Aspettavo da un po' questo film, le vicende finanziarie mi hanno sempre attirato e negli ultimi anni ce ne sono state fin troppe. Questa pellicola mette al centro Henry Paulson (Segretario del Tesoro durante la presidenza Bush, adesso è Timothy Geithner a ricoprire la sua carica) e le vicende che hanno portato al fallimento della Lehman Brothers. Una banca "troppo grande per fallire", in inglese "too big to fail", appunto.


"Too big to fail" riesce ad entrare in quei palazzi che solitamente vediamo solo da fuori, in tv, oltrepassa le vetrate dalle quali gli uomini d'affari guardano New York dall'alto. Ed è proprio questo il punto di forza, perché per molti il 15 Settembre 2008 è stato un giorno come altri, per altre persone un giorno da dimenticare, per la finanza l'arrivo sull'orlo del baratro. Magari in molti si saranno chiesti cosa è veramente successo, chi ha commesso cosa, chi furono i responsabili, cosa accadeva nella stanza dei bottoni in quei momenti che avrebbero cambiato il mondo e che hanno messo a dura prova molta gente. Primo fra tutti il Segretario del Tesoro americano, un William Hurt straordinario (ricordo "A.I. Intelligenza Artificiale") che si è quasi fatto carico di tutta la pressione che gravava sulle spalle di Henry Paulson mentre aveva tra le mani il destino finanziario dell'intero sistema statunitense, le cui decisioni sarebbero state in ogni caso prese molto male da qualcuno.

Nel complesso devo ammettere che è davvero un'ottima produzione, certo magari ogni tanto si concentra troppo sulle reazioni emotive delle persone, ma d'altronde non è un documentario però ad un punto del film viene data una spiegazione molto veloce di come si è arrivati al collasso. Una spiegazione forse un po' troppo veloce però comunque internet è piena di posti dove riuscire a trovare materiale per capirci qualcosa, ad esempio Wikipedia offre un ottimo punto iniziale da dove partire.

A parte qualche piccola debolezza alla fine il film fa riflettere. Quelle ultime scritte su sfondo nero sono un pugno nello stomaco dopo quello che si è visto, perché tutto sembra essere rimasto immutato. Le banche hanno ricevuto soldi, ne hanno prestati molti meno. Negli Stati Uniti molta gente ha visto il sogno americano infrangersi nel giro di poche settimane (argomento esplorato davvero molto bene da "The Company Men") e tutt'oggi la situazione non è migliorata di molto. Quando ci sono di mezzo troppi soldi imparare dai propri errori è sempre più difficile ma anche pensare un po' di più agli altri. Siamo in mondo a banche, società che stanno diventando sempre più enormi e controllano la nostra vita senza curarsi di nulla, tranne che del loro profitto. Fino a quando si potrà tirare la corda? Fino a quando queste compagnie potranno agire indisturbate perché "troppo grandi per fallire"?

PS. William Hurt ha una somiglianza quasi imbarazzante con Steve Jobs, c'è poco da fare e prima o poi me lo immagino già in un film sequel de "I pirati della Silicon Valley". 

14 novembre 2011

Serie TV | "Mildred Pierce". La mia recensione


Come capita spesso non ero molto convinto di questa mini serie in 5 puntate. Va bene Kate Winslet (ottima in "Revolutionary Road"), va bene anche il successo ottenuto dalla serie agli Emmy Awards (Miglior attrice in un miniserie o film tv a Kate Winslet e Miglior attore non protagonista in una miniserie o film tv a Guy Pearce), però sono partito con molte riserve.
Cosa che non fa la serie, "Mildred Pierce" invece parte subito con una narrazione che porta lo spettatore subito al punto focale della storia, evitando troppe introduzioni, tanto in 5 puntate c'è tranquillamente tutto il tempo per conoscere i protagonisti ed ambientarsi negli anni '30 (anzi, 1929, durante la grande depressione, ma se ne potrebbe fare un remake anche nel 2011 senza problemi).
Kate Winslet ancora una volta riesce a calarsi in un personaggio davvero complicato, ma lo fa con una naturalezza che rende lo spettatore partecipe della sua condizione come fosse un amico. Si può però dimenticare "Revolutionary Road", Mildred nonostante momenti di confusione, scelte sbagliate, insuccessi amorosi spesso sa bene ciò che vuole, la sua determinazione è quasi illuminante per chi la guarda, il suo sacrificio di donna colpisce in maniera decisa. Elementi che porteranno la protagonista ad un rapporto difficile, complicato, burrascoso con la figlia Veda (Evan Rachel Wood, "The Wrestler", "Basta che funzioni"), la più odiosa delle figlie che si potrebbe chiedere, ma pur sempre una figlia con un qualcosa di speciale, da amare quasi incondizionatamente. Quasi perché riesce ad arrivare al limite ed oltrepassarlo. Ma Mildred dimostra anche uno spirito imprenditoriale fuori dal comune, corre verso il successo, lo raggiunge, si allontana.

La serie è davvero un turbinìo di eventi, situazioni amorose piene di passione, delusioni che pesano come macigni, momenti di tristezza dalla quale sembra difficile uscirne. Eppure la signora Pierce ce la fa, lotta sempre con tutte le sue forse, lotta con tutti e contro tutti, non si arrende mai ed è questo il bello della miniserie.
Oltre all'ambientazione, ai costumi, che rispecchiano il periodo, l'attenzione per i dettagli, le auto d'epoca; tutti elementi che contribuiscono a dare realismo, a far immergere lo spettatore in un ambiente ormai distante.

Per il resto c'è da segnalare il ruolo di Guy Pierce, straordinario precursore dell'uomo che appare sempre impeccabile, dal fascio indiscutibile ma senza fondamenta, squattrinato ma ostinato nella sua oziosità ed ostentazione. Se venisse catapultato ai nostri giorni godrebbe del medesimo fascino, avrebbe occasione di trovare espedienti per tirare fino a sera senza cocludere nessun affare, che non sia amoroso.

Questa serie TV è da guardare, alla fine siamo di fronte a 3 film ben fatti (visto che i 5 episodi sono stati uniti in 3 puntate), appassionanti, dove succede di tutto e nulla è mai troppo scontato.
Premio speciale al personaggio di Veda Pierce, sia da piccola che da adolescente. Il suo modo di parlare, atteggiarsi, muoversi suscita subito un nervosismo che farebbe divorare il telecomando, morsicare qualsiasi cosa si abbia nei paraggi. Eppure alla fine si è sempre fissi sulla tv per scoprire cosa riuscirà ad inventare per far uscire dai gangheri la già impegnata madre. Il personaggio più straordinariamente odioso che abbia mai visto.

12 novembre 2011

Moda | Hogan Olympia, autunno/inverno 2011-2012, uomo/donna

Come di consueto ecco i nuovi modelli autunno/inverno 2010/2011 delle intramontabili Olympia, unione di elementi pregiati, manifattura italiana ed eleganza, tra i modelli di punta di Hogan, marchio appartenente al gruppo Tod's. Inutile negare la mia devozione e ammirazione a questo modello.

Uomo | Man

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10 novembre 2011

Ho davvero bisogno di un iPhone?

È sempre bello potersi confrontare su alcune cose, soprattutto quando le discussioni rispettano sempre i toni della civile convivenza (cosa che su internet spesso non accade). È per questo che il post in questione prende ispirazione da un commento di un mio amico blogger, Momo. Ne approfitto quindi per fare un paio di riflessioni, perché nonostante il commento di risposta sento che c'è spazio per un post magari sviluppato meglio.
Insisto su questo argomento perchè ti vedo perennemente insoddisfatto sul fronte Smartphone e soprattutto perchè leggo tra le tue righe, la voglia inconscia di avere iPhone 4S.
Questa è una di quelle frasi che fondamentalmente fanno riflettere e prima di commentare ci ho riflettuto un po'. Fondamentalmente sono insoddisfatto un po' del mondo degli smartphone, ma l'essere insoddisfatto è una mia caratteristica, ciò che spesso mi spinge a provare strade nuove, nuove soluzioni, nuovi prodotti. Non so perché ma l'iPhone non mi ha mai attratto in maniera serie, o meglio non mi ha mai convinto al 100%. Il tutto secondo me, sia chiaro, perché credo che ognuno di noi si approcci in modo diverso alle cose.

Certo il modo di gestire l'iPhone (o iPad) tramite iTunes devo ammettere che non ha eguali. La concorrenza arranca faticando a creare un programma che riesca a gestire in maniera completa e dignitosa i propri terminali. Samsung con Kies ci prova, con risultati deludenti. Mentre Kies su Windows funziona piuttosto bene (ma è di una pesantezza raccapricciante) su Mac è qualcosa di ignobile, cosa limitata solo dal fatto che stiamo parlando di una versione beta. Su windows c'è qualcosa alle copertine degli album e delle canzoni che fa leggermente alterare, visto che alcune compaiono nel terminale altre no. Pazienza, la musica si ascolta anche senza copertina.

E il resto?  L'iPhone ha il mercato delle applicazioni più esteso tra quelli esistenti per i vari modelli di telefoni. Ma sarà davvero indispensabile avere tutte queste applicazioni? Forse sì, ma io fin'ora sono stato bene lo stesso. Anche il market Nokia nel suo piccolo (molto piccolo) mi ha sempre dato quello di cui avevo bisogno, per cui poco conta il numero di applicazioni quando alla fine ci sono quelle che interessano.
Ci sarebbe poi SIRI, il nuovo sistema di comandi vocali che sembra essere la verra killer app dell'iPhone 4S. Ma vedo che i comandi vocali del Samsung funzionano discretamente bene. Magari non posso tirare fuori l'iPhone davanti agli amici e chiedere a SIRI se vuole sposarmi, non posso nemmeno chiedergli se domani dovrò portarmi via l'ombrello. Però sto benone lo stesso. Apro l'applicazione meteo e guardo le previsioni. Tutto qui. Perché alla fine quanti passano il pomeriggio ad impartire comandi vocali al proprio telefono o assillarlo con le domande più curiose (e talvolta inutili)? Magari fra vent'anni vivremo in un mondo così, entrerò a casa dopo una giornata di lavoro, dirò al forno di accendersi, alla tv di sintonizzarsi sul mio canale preferito e magari dirò al telefono di prenotarmi due posti al ristorante e di inviare un messaggio dicendo che l'appuntamento è fra 2 ore. Però adesso non ne sento l'esigenza. Capita di dover essere alla guida e dover mandare un sms. Prendo il Galaxy, gli dico "Invia messaggio a Pinco Pallino", lui mi apre un messaggio e posso iniziare a dettare. Fatto tutto lo stesso.
Spesso Apple ci ha abituato a features strabilianti, in grado di lasciare a bocca aperta increduli. In molti casi però poi non lasciano altro. Dopo qualche minuto di "modalità divina" di fronte ai propri amici che non credono ai loro occhi guardando coverflow o i widget della dashboard che cadono sul desktop con l'ipnotizzante effetto acqua, si ritorna alla normalità, anzi, per non sembrare troppo critico mi correggo con un "io ritorno alla normalità". Sul divano, davanti Mac e per cercare la canzone che voglio uso la funziona cerca, oppure "scrollo" (si può dire??) le canzoni; magari ho fretta e apro il widget convertitore, digito la misura in pollici per sapere esattamente a quanti centimetri corrisponde e dell'effetto acqua me ne dimentico, perché le cose importanti sono altre e non ho amici attorno sui quali fare colpo. Il resto della applicazioni sul telefono rimane comuque a portata di mano e se ho la pentola da mettere sul fuoco, e il mestolo nell'altra mano aspetto qualche secondo prima di mandare un sms, SIRI e i comandi vocali possono aspettare.
Si potrebbe dire anche due parole sul multitouch, partendo proprio dal fatto che quello dell'iPhone fin dalla sua uscita ha avuto dell'incredibile. "It works like magic" disse Jobs, e non aveva tutti i torti. Però anche quello del Galaxy S2 funziona altrettanto bene. Non mi interessa sapere cosa che processore ci sia sotto, che cosa abbiano copiato o meno però funziona altrettanto bene, anzi, talvolta sorprende anche di più. Fa il suo dovere, lo scroll funziona quando deve funzionare e il pinch to zoom pure. E quando dico che funzionano intendo dire che mi hanno davvero sorpreso.
Il display del Galaxy è anche più ampio a confronto e la tastiera ho già detto che con un paio di euro diventa anche migliore di quella del telefono Apple.
Che altro dovrei dire a riguardo? Non parliamo della storia del contratto perché io, semplicemente, non voglio un contratto per pagare meno un telefono. Voglio essere libero di poterlo acquistare senza vincoli ad un prezzo che non sia imbarazzante per un telefono. Amen, se non potrò avere 64GB di memoria che non saprei nemmeno come riempire ma che saprebbero bene come svuotarmi il portafoglio.

Se proprio proprio devo ascoltare il mio subconscio sento che in un angolino questo vorrebbe una rifinutura un po' più cool che non della semplice plastica, però il cervello mi dice che alla prima caduta un telefono con fronte e retro in vetro non ci fanno una grande figura e si sa almeno una caduta nella sua carriera un telefono la fa e sul pavimento non sempre c'è il tappeto spesso 1 cm ad attutirne l'impatto.

Alla fine ho detto tutto o quasi. E non sarà mai abbastanza, perché comunque ognuno avrà la sua idea e non sarò certo io a cambiarla.. Per molti uno rimarrà sempre l'inseguitore, la brutta copia dell'altro. Per me uno si rivela una valida alternativa, fa bene o male le stesse cose, costa quasi tanti euro in meno da poterti permettere di prendere un Amazon Kindle Fire e avere un tablet per le piccole cose o ritagliato sulle proprie esigenze. Android ha del potenziale, voglio dargli fiducia perché sta facendo la sua strada e ha comunque portato qualche novità e un po' di scompiglio, cosa che Symbian purtroppo non ha fatto.

E se proprio vogliamo dirla tutta, si stava meglio quando si stava peggio, quando non c'era bisogno di avere un caricabatterie sempre al lavoro, un altro a casa, il cavetto USB sempre collegato al PC, il caricabatterie da auto sempre pronto. E magari anche un caricabatteria tra i denti, come la capsula di cianuro che si usava un tempo, pronta ad essere usata nel momento della cattura e finire i propri giorni con dignità. Perché nel 2011 (duemilaundici, meglio ribadirlo) quando si tratta di batteria siamo tutti sulla stessa barca, che si chiama Titanic e per la precisione sta colando a picco. Alti, bassi, belli o brutti, ricchi o poveri, iPhone o non iPhone, siamo tutti alla ricerca della scialuppa che ci eviti di fare la fine di Jack Dawson. E ce ne faremo una ragione se la scialuppa non ha le coperte in cachemere firmate Hello Kitty. Basta che funzioni. Al contrario della batteria che ha sempre le ore contate, che fa fatica ad arrivare a sera, che a metà mattinata ci guarda già con qualche tacca in meno e rimpiangiamo un po' tutto, l'essere sempre connessi, usare il GPS per indicare ogni 30 secondi agli amici su Facebook che siamo in un posto molto più trendy del loro (e che rosicheranno a mille sapendo che voi siete sull'inaffondabile Titanic) oppure per navigare svogliatamente e mostrare le meraviglie delle dita a pinza che ingrandiscono le pagine web.
Poi arriva la resa dei conti, il nostro amico tanto deriso ci fa la fatidica domanda "Ti ho chiamato ma mi dava non raggiungibile", "Ti ho mandato una mail, non l'hai letta??". E noi là, con gli occhi bassi di chi scende dalla più misera scialuppa, mezzo bagnato e con la peggiore delle coperte infeltrite addosso "Eh, avevo il telefono scarico...", "Cioè, no, non era scarico, ci mancherebbe, però ho disattivato un po' la connessione dati per risparmiare batteria", "Che poi ne avevo di batteria, altroché, ma ci si mette un attimo ad arrivare ad una tacca".
Così la batteria rimane il cruccio di sempre, più se ne aumenta la capacità, più vengono aggiunte nuove caratteristiche che la spremono come si spreme con cattiveria un limone con una mano in 3 secondi.
E talvolta invidio la mia amica e la sua Neverfull. La prendo in giro perché da rispettando il nome che porta non è mai piena, inghiotte qualsiasi cosa senza fare la minima piega ma la restituisce con più difficoltà. Però mentre noi centelliniamo la batteria per arrivare a sera lei dopo un po' di ricerche tira fuori il caricabatteria e ritorna a fare le sue cose dando un po' di enegia al suo telefono.
Alla fine sono sempre le donne che riescono a metterci ko...

8 novembre 2011

Samsung Galaxy S2 | La mia recensione


Dopo un anno di Nokia C7, ho avuto l'occasione di cambiarlo con quello che sembra essere uno dei telefoni meglio riusciti di Samsung, il Galaxy S2 o S II. Basta poco per capire come mai un telefono del genere ha reso questa casa in grado di competere con Apple. Nonostante dal punto di vista estetico l'iPhone appaia decisamente più elegante questo telefono sorprende per un display decisamente più grande (che non sembra affatto penalizzato dal fatto di non essere ad altissima risoluzione come il retina display di Apple) e un'esperienza d'uso molto vicina al telefono di Cupertino.
Android (in versione Gingerbread) ha tutto quello di cui si può avere bisogno. Ci sono le mappe di Google Maps, il navigatore, client per le mail e client per GMail, Radio FM, Agenda e via dicendo. Ci sono anche delle comode funzioni vocali, una sorta di SIRI un po' meno loquace ed ironico ma che funziona dignitosamente bene. Quello che però sorprende rispetto ad altri telefoni (e mi riferisco a Nokia in primis) è il modo fluido con il quale il telefono esegue ogni funzione. Tempi di reazione praticamente azzerati e massime prestazioni per ogni programma.

Mi piace
  • Fluidità. Il telefono stupisce subito per la fluidità in ogni condizione. Il processore dual core sembra non avere problemi anche quando i programmi aperti sono più di uno. Vederlo all'opera nei suoi effetti grafici (non moltissimi, quelli giusti, diciamo) senza scomporsi fa sempre piacere.
  • Fotocamera. Non che sia una cosa indispensabile in un telefono, ho la mia reflex per i miei lavori e di certo non ho scelto questo telefono per la fotocamera, però all'occorrenza se la cava molto bene, con un autofocus molto buono e pure una funzione macro. Se non fosse sufficiente ci sono pure i video a 1080p il che non è poco.
  • Disattivazione dati. Tenendo premuto il bottone dell'accensione/spegnimento si attiva una comoda schermata che permette la disattivazione della connessione dati. Cosa molto comoda quando si dorme e del telefono ci dimentichiamo mentre le varie applicazioni fanno del loro meglio per scaricare la batteria. In questo modo verranno disabilitati alcuni programmi (Whatsapp in primis), niente notifiche su aggiornamenti o mail. Ma d'altronde queste cose sono utili di giorno.
  • La barra delle notifiche. Se Samsung ha preso spunto da Apple, quest'ultima ha preso spunto da Android introducendo il comodo menu a tendina per le notifiche. Questo menu permette anche di attivare velocemente alcune opzioni (Bluetooth, Wi-Fi, GPS...)
  • Display. Adesso verrà fuori che la misura perfetta è quella dell'iPhone (3,5") però quando è ora di andare in internet i 4,27" del Galaxy S regalano un'esperienza di navigazione che oserei dire migliore di quella del telefono di Cupertino.
  • Applicazioni. Installare e disinstallare le applicazioni scaricate dall'Android Market è sempre questione di secondi, con un menu dedicato per visualizzare quanto spazio/memoria occupano i vari programmi in questione.

Non mi piace
  • Il widget agenda. Tra i vari widget ce n'è uno sufficientemente piccolo da essere messo nella prima schermata della home e permettere di vedere l'evento del giorno in programma. Peccato che il widget mostri solo l'evento del giorno, anche se questo è inevitabilmente passato. Capita così che l'evento della mattina rimanga per tutto il giorno, quando potrebbe far spazio agli eventi dei giorni futuri. Certo c'è un'altro widget per l'agenda ma occupa una schermata intera, non una piccola parte.
  • Nessun led di notifica. Ho come l'impressione che alcuni ingegneri Samsung abbiano preso troppa ispirazione da quelli di Apple che non hanno messo alcun LED per le notifiche quando il display è in stand by, cosa che Nokia fa ormai da anni, prima ancora dell'avvento dei telefoni touchscreen. Ci sarebbe anche un'applicazione che ovvia al problema, con delel icone a display che indicano se ci sono messaggi o chiamate. Si chiama No Led, e nel tentativo di fungere anche da salvaschermo è qualcosa di orrido a dir poco.
  • Kies. Per sincronizzarlo con il Mac si usa Kies un programma che dovrebbe ricordare iTunes, in realtà ricorda solo come la via sia dura e piena di stenti. Sì perché Kies il suo lavoro lo fa, ma fa giusto il minimo indispensabile. Forse gli ingegneri erano impegnati a copiare l'assenza di LED dell'iPhone o la confezione sempre del telefono Apple, piuttosto che impegnarsi in un prodotto più decente.
  • Volume delle canzoni. Come spesso capita sono le piccole cose quelle che rendono la vita più difficile, come ad esempio la regolazione del volume durante la riproduzione delle canzoni. Il display multi touch, la sua ampiezza e la sua fluidità farebbero pensare di poter avere la situazione sotto controllo, potendo regolare il volume al "millimetro" (sì, al millimetro). Invece la barra del volume è regalata in base a dei numeri, da 1 a 10 (credo). Spesso però 2 è poco e 3 e troppo. Giustamente le cose buone dell'iPhone non sono state copiate.
Gli "uhmmm"
  • Batteria. Non è che non piace, ci si convive. Siamo arrivati nel 2011 con telefoni che 50 anni fa nemmeno il più visionario degli scienziati avrebbe potuto immaginare, però le batterie sono fondamentalmente rimaste le stesse. Senza programmi come Whatsapp si raggiungono i 2 giorni, altrimenti si rimane sulle 24 ore. Tutto sommato in linea con la concorrenza (che ha l'iPhone ed è sempre irraggiungibile perché scarico). Magari fra 50 anni i telefoni avranno batterie che utilizzano reazioni nucleari, ma i processori a 46964 Mhz e 54236 core comunque rimarranno in carica 24 ore.
  • Materiali. L'avrei messo sui "Mi piace" (ed in effetti non mi lamento) ma la questione potrebbe essere dibattuta a lungo. Il display è in vetro, il gorilla glass orgoglio di Samsung e su questo nessuno ha da ridire. Il resto è però in plastica. Sì, plastica, nonostante il telefono si faccia pagare i suoi bei quattrini (costa comunque sempre meno di un iPhone 4S senza vincoli). A questo punto verrebbe da chiedersi se magari non si poteva usare un materiale più nobile come l'alluminio che comunque avrebbe gravato in minima misura sul peso. Ma forse quel "minima misura" era comunque troppo. Una volta in mano, il telefono, oltre ad essere davvero una sottiletta si nota subito per il peso, anzi, per l'assenza di peso. Tanto leggero da farsi notare nelle tasche (dei pantaloni) solamente per le dimensioni; se lo mettete nella tasca dela giacca dimenticherete di averlo addosso. Per cui sotto questo aspetto la scelta della plastica (che rende il telefono più resistente agli urti rispetto al vetro dell'iPhone) è pienamente azzeccata, visto che già le dimensioni (in larghezza) del telefono possono sembrare impegnative. In ogni caso, sarà pur plastica ma la solidità non manca corredata da assenza di scricchiolii molesti.
Le applicazioni "indispensabili" per il Samsung Galaxy S2. Ecco alcune applicazioni delle quali non posso fare a meno e che vi segnalo:
  • APN OnOff: comodissima applicazione/widget (da tenere quindi nelle schermate della home) che permette con un solo clic di disattivare la connessione dati. Dicevo sopra che lo si può fare anche tenendo premuto il tasto di accessione. Ma si sa, la pigrizia è una brutta bestia.
  • Sports Tracker: Se fate sport, correte, camminate, andate in bici o semplicemente per curiosità volete monitorare un po' le vostre prestazioni questo programma fa per voi. Grazie al GPS vi mostrerà il tracciato che avete percorso, le calorie bruciate, i passi e tantissimi altri dati interessanti. La usavo anche con il mio Nokia C7 e me ne sono innamorato.
  • WhatsApp Messenger: pian piano sta diventando il trend del momento, per chi ha un piano dati flat è una manna dal cielo perché permette di mandare messaggi sfruttando la connessione dati, quindi senza spendere soldi (lo sanno bene coloro che hanno operatori differenti).
  • SKY Guida TV: irrinunciabile per chi ha SKY, bastano pochi secondi e anche lontano da casa con un semplice click potrete avvertire il vostro mySKY di registrarvi il vostro programma preferito.
  • Sense Analog Clock Widget 24: l'orologio nella home firmato Samsung non è dei più belli, ma visto che Android lo permette si può ovviare al problema scaricando questo widget che porta l'orologio dell'interfaccia HTC nel Galaxy. Ed in effetti ci sta molto bene.
  • Smart Keyboard Pro 1,99€ : Un'altra cosa migliorabile è la tastiera. Ci sono un paio di piccole cose che scocciano se non si riesce a farci l'abitudine. La prima è la virgola nella schermata principale, spesso capita di mettere una virgola, ma le tastiere qwerty non sempre ce l'hanno, bisogna premere un bottone ed accedere alla tastiera con i simboli. Anche nell'iPhone questa cosa l'ho sempre mal digerita, Nokia invece ce l'ha, peccato che abbia solo questa cosa e manchi tutto il resto. Così ho installato Smart Keyboard Pro, che ovvia a questo problema e non solo. Una volta installato potrete configurarvi una tastiera davvero su misura, impostando quello che volete vedere nella tastiera principale. Davvero un programma di cui è impossibile fare a meno una volta provato (c'è la versione Trial se proprio non vi fidate o avete paura che non sia compatibile). Rispetto alla versione di default, dopo che avrete inserito un simbolo (virgola, punto...) la tastiera ritorna con il layout con le lettere, cosa molto utile.

5 novembre 2011

Film | "Final Destination". La mia recensione



"Buona la prima". Niente meglio della classica frase usata dai registi può descrivere questo film, perché in effetti gli altri episodi mi hanno particolarmente deluso.
"Final Destination" (trama!) ricordo bene che è stato una sorta di evento epocale quando uscì, uno di quei film che non dimentichi facilmente, oltretutto la classica sfida dell'uomo che sfugge alla morte, nonostante sia un tema che dura da millenni, continua a suscitare il suo fascino.
Il film è ben costruito, con le sue dosi di tensione e le situazioni più assurde che contribuiscono a regolare i conti con la Morte. Si riesce ad immedesimarsi con i protagonisti e si spera che questi giungano alla fine sani e salvi. Oltre questo c'è anche un po' di macabro splatter, ma giusto un pochino, per non far scadere il film negli horror più scontati.
Certo magari ogni tanto il film pecca un po' di ingenuità, con situazioni che sembrano risolversi o che sono spiegate in poche parole lasciando anche qualche dubbio allo spettatore ma ci può stare, se non altro si può dire che il tema della premonizione è stato usato piuttosto bene.

Il problema è che spesso nei film di successo le case cinematografiche si accaniscono in modo spietato, cercando di creare cloni che diventano tanto ridicoli quanto patetici. Perché patetico potrei definire ad esempio il secondo capitolo della serie "Final Destination 2" (trama!) che non riesce ad aggiungere nulla al primo episodio, se non una serie di situazioni che vengono portate all'estremo, rendendo il film una sorta di minestra riscaldata all'infinito che perde tutto il gusto della novità. Perché basta una leggera variazione (l'incidente aereo diventa incidente stradale) e si è pronti per mettersi alla canna del gas. Una cosa "quasi nuova" sono riusciti ad aggiungerla, parlo della direzione splatter intrapresa dalla pellicola, che si concentra sulle scene più cruente e sanguinarie senza un preciso motivo.

3 novembre 2011

Canon EF 50mm f/1.4 USM | Recensione di un principiante


Il 50mm f/1.8 II di cui vi parlavo qualche settimana fa non è durato moltissimo, non per colpa sua, ma per il semplice fatto che con certe cose è davvero facile farsi prendere la mano e puntare sempre più in alto. Così venduto l'obiettivo, sono passato al 50mm f/1.4 USM.
Rispetto al precedente bisogna dire che è tutto un altro mondo nonostante abbia sempre giudizi positivi per l'1.8 che (visto il costo, soprattutto) rappresenta una delle migliori scelte con il rapporto qualità-prezzo più elevato. Infatti questo f/1.4 ha un prezzo che si aggira sui 350 euro, un notevole balzo in avanti rispetto al fratellino più piccolo che è però giustificato da molte qualità.

Pregi
  • USM, una sigla che gli appassionati Canon conoscono bene e che si riferisce al motore ultrasonico di messa a fuoco. Il focus risulta così preciso e silenzioso (anche se credo sia eccessivo definire quello dell'1.8 rumoroso) ed estremamente rapido, cosa che lo rende adatto a molte situazioni, anche con soggetti in movimento non troppo sostenuto.
  • La ghiera del focus manuale è degna di definirsi tale. Grande, comoda, messa al punto giusto e precisa. Usarla in modalità manuale è decisamente molto più comodo rispetto all'1.8 nonostante usare un obiettivo in modalità manuale non è certo cosa facile.
  • Peso. Poco più dell'1.8 anche questo si lascia portare in giro zenza particolari problemi e se avete una giacca con tasche abbondanti lo potete tenere là, pronto ad ogni evenienza. Rispetto al top di gamma, l'1.2, è decisamente più trasportabile nonostante il peso sia superiore a quello dell'1.8.
  • Lo sfocato. In molti lo chiamano effetto bokeh ma nomi a parte si rivela essere migliore di quello dell'1.8, per cui le luci nelle vostre foto in notturna appariranno decisamente diverse, con quell'effetto che spesso risulta molto piacevole (e che a me piace sempre molto).
Difetti
  • Certe cose purtroppo si pagano, l'1.8 diciamo che abitua fin troppo bene: obiettivo molto buono ad un prezzo "irrisorio" rispetto agli obiettivi classici. Per questo 1.4 si va tranquillamente sui 350 euro (su internet) che sono giustificati dall'ottima fattura del prodotto (con attacco in metallo, ad esempio) ma che non sono pochi.
  • Ormai si sa che i guadagni vengono fatti con gli accessori, ma a certi livelli un po' di perplessità rimane. Niente sacchetto per trasportare l'obiettivo, niente paraluce. Accessori che possono costare originali anche una quarantina di euro. Una quindicina presi da altri siti, tanto alla fine si tratta pur sempre di un sacchettino e di un paraluce di plastica da pochi euro (se non centesimi) l'uno.